26 ottobre, Una nuova ricerca sulle microplastiche
Le microplastiche, cioè particelle di plastica di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, si stanno accumulando anche nelle acque dell’artico al largo delle isole Svalbard in Norvegia. Lo dimostra una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Scientific Reports a cui ha partecipato Valentina Tirelli, ricercatrice dell’OGS.
L’accumulo delle microplastiche nelle acque del mare è ormai un problema noto, e desta preoccupazioni soprattutto per la possibilità che questi frammenti entrino nella catena alimentare. Ora per la prima volta, è stata documentata la loro presenza anche nelle acque dell’artico, fino ad oggi ritenute ancora incontaminate.
I risultati pubblicati sono stati ottenuti grazie all’analisi dei campioni raccolti nel corso di una spedizione Eurofleet del giugno 2014, durante la quale OGS ha collaborato con la ricercatrice Amy Lusher dell’istituto irlandese GMIT (Galway-Mayo Institute of Technology). I campioni raccolti con la rete manta net hanno permesso ad Amy Lusher e Valentina Tirelli di studiare presso i laboratori dell’OGS, sia la presenza di microplastiche sia l’abbondanza dello zooplancton. I risultati hanno dimostrato che le microplastiche erano presenti nella regione artica sia in superficie (nei primi 16 cm della superficie marina), sia più in profondità (a 6 metri).
Il 95% delle microplastiche raccolte sono fibre e questo suggerisce che provengano da oggetti di plastica più grandi, utilizzati per pesca, a scopo ricreativo o per attività industriali o che siano arrivati nelle acque delle Svalbard solo in un secondo momento, trasportati dalle correnti marine. L’abbondanza di zooplancton osservata nell’area studiata, induce a pensare che il rischio che le microplastiche possano entrare nella catena alimentare artica, sia molto elevato.
Questa ricerca dimostra ancora una volta l’urgenza di valutare i livelli di inquinamento e le implicazioni che le microplastiche hanno sull’ecosistema marino e sull’economia del mare.