Analisi multi-criteriale, reti trofiche e gestione degli ecosistemi marini: il caso studio delle Tegnùe di Chioggia

Per una gestione corretta degli ambienti marini, talvolta, è auspicabile un compromesso tra conservazione degli ecosistemi e uso sostenibile delle risorse offerte dal territorio. È ciò che emerge dal recente studio “Spatial multi-criteria analysis based on food web model results: application to a marine conservation area”, condotto da un gruppo di scienziate e scienziati italiani di cui fa parte anche Elisa Donati, dell’OGS.

Lo studio si è concentrato sulla Zona Speciale di Conservazione (ZSC) Tegnùe di Chioggia, di pregio naturalistico, ai sensi della Direttiva Habitat dell’Unione Europea, per la presenza di significativi affioramenti rocciosi biogenici. Nonostante questo riconoscimento, l’area manca ancora di un piano di gestione formale che ne garantisca una gestione corretta ed equilibrata.

Nel tentativo di colmare questa lacuna, il gruppo di ricerca ha utilizzato modelli di reti trofiche marine per simulare l’efficacia di diversi approcci gestionali diretti e indiretti e il loro impatto ecosistemico. È stata quindi effettuata un’analisi multi-criteriale spaziale, al fine di considerare l’andamento di diversi parametri ecosistemici da sintetizzare in un solo indicatore onnicomprensivo e di facile interpretazione. Questa valutazione finale tramite un unico valore semplifica e velocizza i processi decisionali legati alla gestione degli ecosistemi, così come le pratiche di valutazione ambientale strategica.

Ai fini di studio sono stati simulati tre diversi approcci gestionali: l’ulteriore espansione della zona speciale di conservazione, l’introduzione della pesca artigianale invernale nella ZSC attuale, e una combinazione di entrambe le strategie precedenti. 

I risultati hanno mostrato che nessuno dei tre possibili scenari altererebbe in modo significativo l’equilibrio tra le specie e il funzionamento dell'ecosistema. Tuttavia, se da una parte l'espansione della ZSC garantirebbe un aumento della biomassa totale e di quella ittica di rilevanza commerciale, la riduzione delle catture da parte delle flotte pescherecce renderebbe l’espansione dell’area protetta di difficile accettazione dal punto di vista socio-economico. D’altra parte, l’introduzione della pesca artigianale avrebbe un impatto minimo sulle reti alimentari. La combinazione di entrambe le strategie, invece, ridurrebbe parzialmente i benefici legati all’ampliamento dell’area protetta.

In conclusione, lo studio ha permesso di analizzare e classificare le tre strategie considerate, utilizzando l’indicatore univoco ottenuto per ciascuna di esse. Oltre a delineare un quadro utile per la gestione sostenibile della ZSC Tegnùe di Chioggia, la ricerca dimostra che l’analisi multi-criteriale spaziale basata su indicatori di rete trofica può essere utilizzata efficacemente anche per altre aree marine protette. I ricercatori, inoltre, hanno voluto sottolineare l’importanza del coinvolgimento attivo degli stakeholder locali, senza i quali non è mai possibile implementare strategie di gestione ambientale davvero partecipate e funzionali.