Calotte polari: rese più instabili dal riscaldamento climatico ed eventi estremi
Comprendere la variabilità delle calotte polari dell’Antartide e quella Artica, è fondamentale per definire le proiezioni future dell'innalzamento del livello del mare. Un gruppo di ricerca composto da 29 esperti internazionali, a cui partecipa anche l’OGS, ha illustrato lo stato delle conoscenze sulla variabilità delle calotte polari, concludendo che per prevedere l’innalzamento del livello del mare è necessaria una migliore comprensione della sensibilità delle calotte ai cambiamenti climatici passati oltre che futuri.
Lo studio, coordinato dall’Università di Lincoln nel Regno Unito, è stato pubblicato sulla rivista Nature Reviews Earth & Environment e ha esaminato gli archivi paleoclimatici, le osservazioni attuali e le simulazioni di modelli numerici, definendo le priorità di ricerca per lo studio della variabilità delle calotte glaciali. L’analisi dettagliata della loro variabilità è, infatti, fondamentale per ridurre l'incertezza nelle previsioni sull’innalzamento globale del livello del mare nel passato ed in futuro.
La perdita di massa delle calotte glaciali non è una semplice risposta uniforme al riscaldamento climatico, ma è punteggiata da brevi eventi estremi (come, per esempio, il crollo della piattaforma di ghiaccio del Conger dell’Antartide nel 2022) che possono durare anche solo alcuni giorni ma possono innescare importanti perdite di massa. Eventi brevi sono a volte associati ad improvvise ondate di caldo e un esempio, in tal senso, è stato lo scioglimento di interi settori della calotta glaciale della Groenlandia nel luglio 2023.
Nello studio si sottolinea proprio la necessità di monitorare sia i cambiamenti a breve che a lungo termine delle calotte glaciali per ridurre l’incertezza nelle future proiezioni dell’innalzamento del livello del mare. La nuova pubblicazione sottolinea, inoltre, che le fluttuazioni climatiche a breve termine potrebbero avere un effetto di amplificazione, il che significa che le calotte glaciali sono più sensibili ai cambiamenti climatici di quanto si pensasse in precedenza.
La ricerca è stata sponsorizzata dal World Climate Research Programme’s Climate and Cryosphere project, dall’International Arctic Science Committee e dallo Scientific Committee on Antarctic Research.
Link allo studio: https://doi.org/10.1038/s43017-023-00509-7