Cambiamenti di temperatura e acidità dell’oceano: una ricerca rivela gli adattamenti del plancton

Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Progress in Oceanography e a cui hanno partecipato anche Matteo Loschi e Simone Libralato dell’OGS, insieme a colleghe e colleghi della Stazione Zoologica Anton Dohrn, dell'Università di Roma "Tor Vergata" e del Bigelow Laboratory for Ocean Sciences ha analizzato gli effetti a lungo termine dell’acidificazione e del riscaldamento degli oceani sul plancton, mettendo in luce interessanti dinamiche di adattamento.

Il plancton, che sta alla base di tutte le catene alimentari marine, riveste un ruolo cruciale per il ciclo del carbonio e il corretto funzionamento di diversi ecosistemi. Il gruppo di ricerca ha esaminato i dati provenienti dal database di BATS Bermuda Atlantic Time-series Study, relativi al periodo 1994-2019, rilevando che negli ultimi dieci anni, l'aumento della stratificazione oceanica ha comportato una diminuzione della produttività del plancton e una riduzione della produzione primaria netta, oltre che dello scambio verticale di nutrienti in diverse aree dell’oceano. Ciononostante, il flusso complessivo di materia all’interno della rete trofica è rimasto più o meno costante, grazie a meccanismi di adattamento e bilanciamenti interni alla catena alimentare stessa.

In particolare, si è avuta una diminuzione della dipendenza alimentare dello zooplancton erbivoro dal fitoplancton e un conseguente aumento delle abitudini trofiche detritivore e carnivore. Questo adattamento è sintomo di una significativa plasticità trofica. Inoltre, gli ecosistemi di plancton mostrano una notevole ridondanza (la capacità di diverse specie di svolgere funzioni simili ad altre e compensare quindi eventuali danni alla rete trofica) e mutamenti costanti nella distribuzione dell'energia e dei nutrienti all’interno del sistema alimentare.

Questi risultati hanno importanti implicazioni per il futuro degli ecosistemi marini, specie per le zone subtropicali, che ricoprono circa il 40% della superficie terrestre e sono particolarmente interessate dal riscaldamento degli oceani.

stante la notevole capacità di adattamento del plancton, tuttavia, gli autori dell’articolo precisano che se la temperatura delle acque marine dovesse continuare a crescere, i meccanismi di assestamento finora descritti potrebbero non bastare più, con pericolose ripercussioni per la biodiversità marina, il ciclo del carbonio e la pesca.