La presenza del vermocane nel Mar Mediterraneo: cosa sappiamo?

L’Hermodice carunculata, conosciuto comunemente come vermocane o verme di fuoco, è un verme marino, più precisamente un polichete. Si tratta di una specie carnivora, principalmente presente sui fondali rocciosi ma si può trovare anche su sabbia e nelle praterie di Posidonia oceanica.

Gli esemplari hanno una colorazione molto sgargiante e in media sono lunghi tra i 20 e 30 centimetri. Nonostante i colori possano attirare l’attenzione, non vanno toccati se avvistati perché il loro corpo è ricoperto di setole che contengono tossine urticanti che possono generare dolori, bruciori, edemi, pruriti e intorpidimento.

Il vermocane si trova nel Mediterraneo da moltissimi anni, le prime tracce si hanno intorno al 1800 nel Golfo di Catania. Attualmente, probabilmente a causa del riscaldamento delle acque, la loro abbondanza è aumentata notevolmente tanto da diventare un problema soprattutto per il comparto pesca.

La specie ha infatti assunto un comportamento invasivo, specialmente nelle acque del sud Italia (Sicilia, Calabria, Puglia e Campania) dove sempre più di frequente i pescatori trovano questi vermi marini incagliati nelle reti e negli strumenti da pesca.

L’OGS, in particolare ricercatrici e ricercatori che lavorano nelle sedi siciliane di Panarea e Milazzo (ME), hanno iniziato a occuparsi di vermocane già nel 2022 proprio su spinta della comunità locale dei pescatori di Milazzo che si è rivolta all’ente.

È stato così avviato il progetto Worms Out che coinvolge anche le Università di Modena e Reggio Emilia, di Catania e di Messina, l’ISPRA, l'Area Marina Protetta di Capo Milazzo e ScubaBiology e che punta a raccogliere dati ecologici e biologici sul vermocane e cercare le soluzioni migliori per gestire la presenza di questa specie e contenere la sua proliferazione.

Il progetto si affida anche alla collaborazione della cittadinanza. Chiunque avvisti un vermocane può segnalare la sua presenza tramite AvvisAPP, la app ideata dall’OGS per il monitoraggio delle specie del Mediterraneo grazie alla Citizen Science, e compilando il questionario on-line sulla percezione del problema lungo le coste italiane.