Pubblicata la nuova mappa dei fondali marini dell’Oceano Australe
Anche l’OGS tra le organizzazioni che hanno partecipato alla compilazione della nuova versione dell'International Bathymetric Chart of the Southern Ocean (IBCSO), un database digitale contenente informazioni sulla profondità dell’Oceano Australe. Nella versione v2 sono, infatti, confluiti i dati raccolti durante la campagna Antartica della nave OGS Explora nel 2017.
L'Oceano Australe è la porzione di mare che circonda l'Antartide, una regione chiave per molti processi climatici e oceanografici, e caratterizzata da un’elevata biodiversità. La morfologia dei rilievi, le depressioni e corridoi sottomarini influenzano la traiettoria e le caratteristiche delle correnti marine. È infatti nei bacini costieri che si forma l’acqua di fondo antartica, principale fonte della circolazione oceanica globale. La batimetria del fondale marino, inoltre, determina le zone in cui avviene più facilmente la miscelazione tra acqua fredda antartica e acqua calda oceanica. Conoscere la batimetria del fondo del mare permette quindi di comprendere i meccanismi che regolano il clima globale.
Nonostante ciò, conosciamo la profondità del mare solo in modo approssimativo e spesso in un solo punto all’interno di un’area ampia anche 3-4 chilometri. Per questo, negli ultimi anni, sono nate iniziative e progetti internazionali di raccolta e condivisione dei dati batimetrici per la compilazione di carte sempre più dettagliate e complete. L’ultimo per importanza è Seabed2030 che si pone proprio l’obiettivo di mappare i fondali a scala mondiale entro il 2030 con una risoluzione di 100 metri. La prima mappa IBCSO (v1), rilasciata nel 2013, ha rappresentato la raccolta più completa di dati batimetrici dell'Oceano Australe a sud della latitudine 60 °S.
Recentemente, il progetto IBCSO ha unito i suoi sforzi con la Nippon Foundation e il progetto GEBCO Seabed 2030, rilasciando la versione v2.
Le missioni sulla nave OGS Explora del 2003, 2006 e 2017 rientrano nelle attività del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide - PNRA e hanno permesso di contribuire alle mappe IBCSO (v1 e v2) coinvolgendo ricercatori dell’OGS e di altri istituti di ricerca italiani, come il CNR ISMAR e l’Istituto Idrografico della Marina.