Santa Fe, Nuovo Messico. Sessione speciale: «Progressi nel Trattamento Quantitativo delle Intensità Macrosismiche»
L’Ogs è stato invitato dalla Seismological Society of America a organizzare e dirigere una delle sessioni speciali tematiche del suo meeting annuale. Titolo della sessione: "Recenti progressi nel trattamento quantitativo delle intensità macrosismiche" (la sessione ha avuto tre coordinatori: Livio Sirovich di Ogs, assieme a David Wald e James Dewey del Servizio Geologico USA, Usgs).
L’Ogs ha coordinato la discussione fra i 61 autori e alcune centinaia di partecipanti attorno a questi temi:
Premessa. L’intensità ‘I’ (grandezza discreta di una scala limitata, con gradini non equispaziati) continua a essere essenziale per lo studio dei terremoti distruttivi di epoca pre-strumentale. Viene utilizzata con successo pure per studi di pericolosità sismica, anche perché (specialmente usando la scala EMS98) è correlata al danneggiamento specifico dei diversi tipi di strutture e alle loro vulnerabilità. Questi i temi proposti alla sessione:
1) Come si possono calcolare valori sintetici di I? Come numeri interi? Reali? O nella logica dei ‘fuzzy-set’?
2) Noi condividiamo le seguenti opinioni di Musson, Gruenthal e Stucchi: «In teoria, non bisognerebbe mai effettuare conversioni di gradi tra scale diverse di I» ma, «appare che i valori di I variano di più quando due sismologi valutano i danni sulla base della stessa scala, che quando lo stesso esperto usa due scale diverse» e quindi «la relazione tra le principali scale a 12 gradi, comeMSK, MMI e MCS, ed EMS-98, vale più o meno 1:1» (2006; First Eu. Conf. Earthq. Eng. and Seismology, Geneva). Vi domandiamo [ai congressisti]: ritenete che questa interpretazione sia generalmente accettata?
3) Incoraggiamo l’uso di I in studi di hazard probabilistico (PSHA) e di mappe di scenario in tempo semi-reale, ma proponiamo di usare isosiste invece di colori sfumati, o di usare entrambi, perché le isolinee rispettano la natura discreta dei valori di I ed aiutano a capire assai meglio la forma del campo macrosismico. Raccomandiamo l’uso di algoritmi di contour qualificati (come primo passo, usare l’interpolazione con i vicini naturali, che non filtra i dati).
4) Come le I osservate in passato possono venire adoperate per validare studi di PSHA.
5) Le I ottenute da misure strumentali.
6) Le distribuzioni regionali delle I possono venire invertite per trovare faglie-sorgenti sconosciute, responsabili di terremoti distruttivi avvenuti prima dell’avvento dei sismografi; ciò è utile soprattutto in regioni con tassi di sismicità medi (come l’Italia).
7) Intensità I e risposte locali. Per confrontare le I fra diverse parti di una città occorre disporre di un numero minimo di edifici per ogni parte. Le I di banche dati, in cui ogni città o centro abitato è rappresentato da un unico valore, sono sensibili prevalentemente alla natura geotecnica-geofisica dei suoli a scala sub-regionale.